​27. Gesù volle realmente fondare una Chiesa?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

La predicazione di Gesù si dirigeva in primo luogo a Israele, come lui stesso disse a quelli che lo seguivano: ”Non sono stato inviato se non alle pecore perdute della casa di Israele (Mt 15,24). Dall’inizio della sua attività invitava tutti alla conversione: “Il tempo si è compiuto e il Regno di Dio sta per arrivare; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Però questa chiamata alla conversione personale non si concepisce in un contesto individualista, ma è indirizzato a riunire l'umanità dispersa per costituire il Popolo di Dio che era venuto a salvare. Un segnale evidente che Gesù aveva l’intenzione di riunire il popolo della Alleanza, aperto alla umanità intera, in compimento delle promesse fatte al suo popolo, è l'istituzione dei dodici apostoli, fra i quali mette Pietro a capo: ”I nomi dei dodici apostoli sono questi: primo Simone, chiamato Pietro, e suo fratello Andrea; Giacomo di Zebedeo e suo fratello Giovanni; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo, il pubblicano; Giacomo di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda Iscariote, che lo tradì” (Mt 10,1-4; Mc 3,13-16; Lc 6,12-16) (si veda la domanda Chi furono i dodici Apostoli?). Il numero dodici fa riferimento alle dodici tribù di Israele e manifesta l'intenzione di riunire il popolo santo di Dio, la ekkesia Theou: essi sono le fondamenta della nuova Gerusalemme (cfr. At 21, 12-14). Un altro segno di questa intenzione di Gesù è che nell’ultima cena egli conferì il potere di celebrare l'Eucaristia da lui istituita in quel momento (vedasi la domanda Che successe nell’ultima cena?). In questo modo, trasmise a tutta la Chiesa, nella persona di coloro che costituì capi in essa, la responsabilità di essere segno e strumento della riunione cominciata da Lui e che doveva compiersi negli ultimi tempi. In effetti, la sua donazione sulla croce, anticipata sacramentalmente in questa cena, e attualizzata ogni volta che la Chiesa celebra l'Eucaristia, crea una comunità unita nella comunione con Lui stesso, chiamata a essere segno e strumento del compito da Lui iniziato. La Chiesa nasce, così, dalla donazione totale di Cristo per la nostra salvezza, anticipata nell'istituzione dell'Eucaristia e consumata sulla croce. I dodici apostoli sono il segno più evidente della volontà di Gesù sulla esistenza e sulla missione della sua Chiesa, la garanzia del fatto che tra Cristo e la Chiesa non c’è contrapposizione: sono inseparabili, malgrado i peccati degli uomini che compongono la Chiesa. Gli apostoli erano coscienti, perché così l’avevano ricevuto da Gesù, del fatto che la loro missione doveva durare nel tempo. Per questo si preoccuparono di trovare successori affinché la missione che era stata loro affidata continuasse dopo la loro morte, come testimonia il libro degli Atti degli Apostoli. Lasciarono una comunità strutturata attraverso il ministero apostolico, sotto la guida dei pastori legittimi, che la edificarono e la sostennero nella comunione con Cristo e con lo Spirito Santo, In essa tutti gli uomini sono chiamati a sperimentare la salvezza offerta dal Padre. Nelle lettere di San Paolo si parla, pertanto, dei membri della Chiesa come “concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, edificati sulle fondamenta degli apostoli e profeti, essendo pietra angolare lo stesso Cristo Gesù” (Ef 2,19-20). Non è possibile trovare Gesù se si prescinde dalla realtà che Lui creò e nella quale Lui si rivela. Fra Gesù e la sua Chiesa c’è una continuità profonda, inseparabile e misteriosa, in virtù della quale Cristo si fa presente oggi al suo popolo.