ELIS, Bartolomei: "Una scuola a tempo pieno per poveri e stranieri"

Il preside della Scuola professionale racconta il progetto che partirà da settembre: "Ogni studente avrà un mentore che lo aiuterà a sviluppare i suoi talenti".

Il 2 ottobre 2017 sarà inaugurata la Scuola Barbiana al Tiburtino: una grande iniziativa sociale formata da una Scuola di Formazione Professionale la mattina e da un insieme di attività gestite da volontari il pomeriggio, per garantire ai ragazzi un luogo di formazione professionale, di accoglienza e di incontro costante, che possa supplire alle carenze del contesto famigliare e sociale e aiutarli a trovare la giusta motivazione ad investire sul proprio percorso scolastico. In vista del lancio abbiamo intervistato Pierluigi Bartolomei che si è fatto promotore dell'iniziativa. Ecco come la descrive:

"Sarà una scuola a tempo pieno aperta anche il sabato e la domenica, le attività saranno rivolte soprattutto ai più poveri e agli stranieri. Vogliamo dare loro una possibilità di sviluppare talenti che possiedono. Sarà uno spazio totalmente gratuito, multi razziale, multi etnico e multi religioso", assicura Bartolomei, che indica l'obiettivo principale: "Dare ai ragazzi le competenze per vivere in maniera consapevole la vita di ogni giorno".

Com’è nata l’idea di questa scuola?

L’idea nasce da un episodio banale. Mia moglie voleva fare una caprese, ma mancava la mozzarella. Allora le ho detto che alcuni supermercati sono aperti anche di notte. Andando a comprarla riflettevo che la cultura invece chiude i battenti alle 14 e poi i ragazzi non parlano più di scuola. Ritornano lì il giorno dopo. Un’indagine Ocse vede noi italiani agli ultimi posti nel mondo per capacità logiche deduttive e matematiche. Qui vedo invece negli stranieri una voglia di riscatto sociale vero attraverso la scuola. C’è uno di loro che mi ha confidato di non pranzare perché sfrutta quell’ora per studiare la meccanica, si nutre solo la sera. Così ho pensato a qualcosa da organizzare nel periodo che i ragazzi non utilizzano per studiare, quindi nel pomeriggio che per molti di loro significa noia e paura. E ciò porta droga e alcol. A me è venuto in mente don Milani, che a Barbiana ha dimostrato che non possono esserci discriminazioni tra chi nasce povero e chi nasce ricco. Con la cultura si può colmare questo divario.

Quali caratteristiche avrà questo progetto?

Ho pensato di spostare il suono dell’ultima campanella dalle 14 alle 18 e poi di dare uno shock al sistema scolastico aprendo il sabato e la domenica. Dovrà essere un luogo dove i ragazzi vadano volentieri e abbiano la possibilità di riuscire a capire al meglio la complessità della vita sempre più globalizzata. Ad esempio, anche i ragazzi quando lavorano non sanno leggere la loro busta paga o quando vanno in una banca non sanno qual è la più conveniente. L’altro aspetto è quello di un luogo dove fare studio assistito a tempo pieno, in particolare per chi vive nelle periferie o in condizioni di povertà e per gli stranieri che non hanno una famiglia alle spalle.

Quali sono gli argomenti che verranno trattati in questa scuola?

Non ho pensato solo a insegnare l’italiano agli stranieri, ma il rinascimento, l’arte, la bellezza, la matematica e la fisica. Insomma, l’obiettivo è quello di dare continuità al lavoro che si fa di mattina ma dandogli una forma diversa. Alla base deve esserci la gratuità. Se c’è qualcuno che lo fa per passione trasferirà ancora meglio i contenuti. Ho pensato anche a una forma di adozione scolastica. Inoltre, questa scuola non avrà i voti, che sviliscono a volte i contenuti, perché se si studia per il voto i contenuti passano in secondo piano. Quindi, penso a un’isola dove lunedì, mercoledì e venerdì si studia dalle 15 alle 18, mentre martedì e giovedì si fa sport.

Quali sport?

Anzitutto, scherma medievale. Ho sottoscritto un accordo con un’istituzione. Le armature saranno forgiate nell’officina della scuola, dove ci sono i corsi di meccanica industriale. Ci sarà anche una sorta di museo delle armature e si farà un campionato nazionale e internazionale. All'inizio si diventa novizi, poi scudieri e, alla fine, cavalieri, se si incarnano particolari valori e se si vincono alcune battaglie. Inoltre, si praticheranno ju-jitsu e rugby.

Chi guiderà i ragazzi della scuola?

Ho creato un comitato scientifico per individuare gli ambasciatori della scuola, diplomatici, giornalisti, imprenditori o personaggi del mondo dello spettacolo, che dovrebbero promuovere e sviluppare quest’idea. Chi adotta un ragazzo della scuola a tempo pieno versa un contributo e mette a disposizione il suo tempo. Così ogni ragazzo avrà un mentore che lo assisterà e aiuterà durante questo percorso. L’idea è che alcune persone che hanno avuto successo restituiscano qualcosa alla società. È una formula che ha già funzionato con Oniaka, un ragazzo senegalese adottato scolasticamente da Salvatore, una personalità importante che ha avuto in passato incarichi di governo. Entrambi si sono incontrati qui a scuola. Salvatore ha chiesto a Oniaka come trascorreva il pomeriggio e lui ha spiegato che tornava a casa dalla madre a 40 chilometri da Roma, ma non riusciva a trovare il tempo per studiare. Così Salvatore gli ha proposto di andare a casa sua, dove i suoi figli lo avrebbero aiutato a fare i compiti. Salvatore ha capito che Oniaka avrebbe potuto giocare a basket e allora lo ha affidato a una vecchia gloria della pallacanestro italiana. Il suo allenatore ha valutato che il ragazzo ha ottime probabilità di diventare un vero campione. Adesso il Toronto lo ha opzionato e l’anno prossimo partirà per l’America con buone possibilità di giocare nell’Nba.

È prevista anche una preparazione ai lavori più pratici?

Sì, c'è la parte dell'officina che completa il progetto, che è composto da tre aspetti: aiutare i ragazzi a pensare, sentire ciò che hanno pensato e aiutarli a usare le mani. Quindi, l'intelligenza nelle loro mani può portarli a costruire dei prototipi e dei droni perché questa combinazione di intelligenza e manualità è indispensabile.

Quanti ragazzi saranno coinvolti in questo progetto?

Ci siamo dati come obiettivo quello di cominciare con 50 ragazzi. Speriamo che siano quelli della mattina in modo da rendere la scuola a tempo pieno. Tra loro, possono esserci anche studenti di scuole diverse in modo da diventare magari 70. Mi è stato segnalato, ad esempio, un ragazzo senegalese che chiede le elemosina qui vicino. Vorrei portarlo a scuola, perché è un progetto rivolto gratuitamente agli ultimi. Vorrei dare la possibilità di scoprire il senso della loro vita e di guardare oltre i loro drammi. La scuola deve diventare per loro una famiglia.

In che modo la scuola potrà aiutare i ragazzi a inserirsi nel mondo del lavoro?

Nasceranno delle imprese formative, ci sono già tre commesse, perché il laboratorio possa diventare una sorta di negozio che produca qualcosa e che venda ciò che produce. Una ditta di motorini ha chiesto di avere installate tasche termiche per il cibo che vende a domicilio. Stiamo pensando anche di curare la manutenzione degli appartamenti degli anziani. Un'opportunità per tutti, in particolare, nel quartiere.