Cominciò la rivoluzione!

Armando Mingrino, soprannumerario dell’Opus Dei, siciliano di Enna, chirurgo toracico ora in pensione, racconta con semplicità il suo incontro con il messaggio di san Josemaría.

Conobbi l’Opus Dei nel 1983 attraverso il filmato “I cammini divini della terra”, che due amici proiettarono a casa mia, a Enna, la mia città, 1000 metri sul livello del mare, costruita proprio – lo ricordiamo sempre con un po’ di vanità – nel centro trigonometrico della Sicilia. Nel 1985 mio figlio maggiore iniziava gli studi universitari a Catania e io, incoraggiato da consigli ricevuti, gli proposi di abitare presso la Residenza Universitaria Falconara, diretta da persone dell’Opus Dei. Cominciò la rivoluzione!

Professionalmente ero impegnato a organizzare e dirigere, nell’ospedale della mia città un reparto di Chirurgia toracica e mantenevo un impegno sindacale dall’inizio del mio esercizio professionale che mi aveva portato ad avere incarichi di responsabilità prima locale e poi nazionale.

Conobbi le persone dell’Opera e cominciai a conoscere e a meditare gli scritti di san Josemaría e a interessarmi dello spirito dell’Opus Dei, da cui mi sentivo coinvolto. Cominciarono presto i viaggi a Catania, per gli appuntamenti formativi presso la Residenza Falconara: in breve tempo i viaggi diventarono settimanali. L’avere studiato a Catania per il corso di laurea e di una delle mie specializzazioni mi portava ad affermare che, con quei viaggi, in certo qual modo continuavo i miei studi universitari, essendomi però iscritto stavolta “all’Università dell’anima”: così continuo a valutare le attività formative dell’Opera. Nel febbraio del 1987 mi decisi a chiedere di far parte dell’Opus Dei. Continuava la rivoluzione!

Ho quattro figli, una coppia di ragazzi e una di ragazze, cinque nipoti e un sesto in arrivo. Alla formazione dei figli hanno contribuito le Residenze universitarie di Catania, per i maschi, e di Palermo, per le femmine. Ma la rivoluzione nell’educazione dei figli è avvenuta con la crescita della relazione coniugale che con mia moglie Angelina abbiamo maturato frequentando i corsi di orientamento familiare.

Ma di rivoluzioni ne sono avvenute altre.

La formazione umana ricevuta mi ha consentito di stabilire nell’ambiente di lavoro un rapporto con i collaboratori ricco di attenzioni personali, giorno dopo giorno, in un clima di “famiglia”, che si estendeva verso i malati affidati alle nostre cure, realizzando un processo di umanizzazione oggi tanto necessario nelle strutture sanitarie. Solide basi per relazioni umane solide, che continua ancora oggi, dopo oltre quattro anni di pensionamento.

Avevo sempre curato la formazione professionale, ma via via apprendevo quanto era importante perché la santificazione del lavoro poggiasse sulle solide basi dell’aggiornamento delle conquiste scientifiche che via via vengono messe a disposizione dei medici per la cura dei pazienti, sulla frequentazione della comunità scientifica, non per soddisfare la “vanità della passerella”, ma per prendere e dare contributi scientifici.

La Residenza universitaria di Catania, che oggi si chiama Alcantara nella nuove e definitiva sede, è il nostro punto di riferimento per gli appuntamenti settimanali e mensili indirizzati alla crescita dottrinale e spirituale di soprannumerari e cooperatori della mia città. Infatti, dopo di me, alcuni altri amici si sono decisi a… fare la rivoluzione assieme a me! Rivoluzione di fede, di gioia, di spirito di servizio…

Il viaggio verso Catania (più o meno un’ora), che facciamo spesso insieme ad altri, in macchina, consente di affrontare varie problematiche emergenti (teologiche, morali, sociali, politiche, ecc.) in grande armonia. A tal proposito Guido, un altro soprannumerario, è solito programmare nei viaggi a Catania la messa a fuoco delle varie tematiche.

Sempre più mi rendo conto come l’arricchirsi intellettualmente sia la base per affrontare con scioltezza i temi della dottrina cattolica riguardanti la professione o la vita quotidiana.

“Noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini”, scriveva Benedetto XVI: tradotto per un soprannumerario significa far capire alle persone adulte di non banalizzare la vita coniugale e di promuovere l’amore, la tenerezza, la donazione.