Cosa disse San Josemaría circa le azioni di rappresaglia attuate dal franchismo durante la guerra?

Di fronte alla violenza generata dalla guerra, parlava sempre di perdono e raccomandava fuggire la vendetta e cercare la riconciliazione.

Prima di rispondere a questa domanda bisogna precisare che le informazioni che aveva Escrivá circa le epurazioni e rappresaglie del franchismo, che ora conosciamo bene, erano allora inesistenti o molto limitate, come accadeva alla gran parte dell’opinione pubblica, le cui fonti di informazioni erano la stampa e la radio ufficiali che dipendevano strettamente dal governo, particolarmente in una situazione di guerra come quella. Giungevano tutti i tipi di voci che a volte erano vere, altre no.

Inoltre, questi organi di informazione e di propaganda presentavano i giudizi dei tribunali come atti di amministrazione della giustizia in tempo di guerra. Le rappresaglie incontrollate non apparivano sulla stampa e in molte occasioni non le si metteva in relazione con l’attuazione del regime franchista.

D’altra parte, il raggio d’azione delle opinioni di quel giovane sacerdote, in quei momenti, poteva raggiungere un ridotto numero di persone.

Nonostante tali circostanze, tutti i testimoni concordano nel sottolineare che il suo atteggiamento non era per niente frequente in quel tempo: di fronte alla violenza generata dalla guerra, parlava sempre di perdono e raccomandava di fuggire la vendetta e cercare la riconciliazione.

Nell’aprile 1938 raccontò per iscritto la conversazione che aveva avuto con un giovane ufficiale che aveva incontrato casualmente durante un viaggio in treno fatto in Andalusia: “Un sottotenente, che ha molto sofferto per la sua famiglia e i suoi beni a causa delle persecuzioni dei rossi, immagina le sue prossime vendette. Gli dico che ho sofferto come lui, per i miei e per i miei beni, ma che desidero che i rossi vivano e si convertano. Le parole cristiane si scontrano, nella sua nobile anima, con quei sentimenti di violenza e reagisce.”

—Francesco Angelicchio, uno di primi italiani dell’Opus Dei, afferma: “Gli ho sempre sentito esprimere chiarissime e severe condanne dei regimi totalitari, tirannici e liberticidi di qualunque colore fossero"

—Cfr. URBANO, P., "Roma nel cuore", ed. Il Pozzo di

Giacobbe, Trapani, 2010