Il prelato a Milano (21 - 25 agosto)

Nell’ultimo giorno del viaggio pastorale nel nord Italia, il prelato ha spiegato che “è impossibile cercare la santità senza comunicarla agli altri”.

Giornate del viaggio pastorale di mons. Fernando Ocáriz in Italia

21 e 22 agosto23 agosto24 agosto25 agosto


25 agosto

Alle 11 del mattino il prelato è andato a far visita all'arcivescovo di Milano, cardinal Angelo Scola, accompagnato dal Vicario dell'Opus Dei per l’Italia, don Matteo Fabbri. Dopo ha voluto pregare nella cattedrale della città, il Duomo dedicato a Maria nascente, sostando in raccoglimento anzitutto davanti al Tabernacolo dell'altare maggiore, accendendo un candela votiva davanti alla immagine della Madonna dell'Aiuto in una navata laterale, pregando poi davanti alle tombe di tre arcivescovi di Milano: il beato Ildefonso Schuster, che aveva conosciuto san Josemaría e tanto incoraggiato e apprezzato l'inizio del lavoro apostolico dell'Opera a Milano, il cardinal Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002 e il cardinal Dionigi Tettamanzi, scomparso il 5 agosto.

La vocazione è una luce che indica il cammino e una forza che ci permette di percorrerlo tutti i giorni

Mons. Ocáriz ha avuto poi un incontro con fedeli della Prelatura nel Centro di Porta Vercellina. Più avanti il prelato ha salutato le persone che lavorano nell’amministrazione domestica della Residenza Torrescalla. “La vocazione è una luce che indica il cammino e una forza che ci permette di percorrerlo tutti i giorni”, ha detto il prelato in uno degli incontri. E ha aggiunto: “la vocazione all’Opus Dei non è un aspetto della vostra vita che comporta determinati impegni: i mezzi di formazione, le attività apostoliche ecc.”, ma per chi segue questo cammino vocazionale nella Chiesa, “tutto può e deve essere Opus Dei perché tutto può e deve essere incontro con Dio”.

Le foto del prelato in Italia

Nell’ultimo incontro della giornata, il prelato ha invitato tutti a trasmettere la gioia dell’incontro personale con Gesù: “trovare Gesù Cristo nel lavoro e nella famiglia, è inseparabile dal cercare di trasmetterlo agli altri. È impossibile cercare la santità senza comunicarla.” Mons. Ocáriz ha spiegato che oltre a pregare per le persone, conviene anche trasmettere loro quello che portiamo dentro: “Questo è l’apostolato di amicizia e confidenza. Per far conoscere Cristo agli altri quello che serve è l’amicizia, trasmettere quello che uno ha”. E citando San Josemaría: “È di Cristo che dobbiamo parlare, non di noi stessi”.

Mons. Ocáriz ha ricordato ai genitori presenti l’importanza di accendere nei loro figli il desiderio di servire gli altri: “Quando un bambino ha la possibilità di aiutare un povero è felice e scopre qualcosa di nuovo. E così riusciamo a non farli dominare dalle cose materiali”.

Nella mattinata del 26 agosto, mons. Ocáriz ha concluso il viaggio pastorale nel nord Italia e si è diretto verso la città francese di Marsiglia.


24 agosto

In un incontro con sacerdoti di varie diocesi italiane, il prelato ha ricordato che il sacerdozio "è una missione": "Siamo stati inviati dal Signore, che vuole agire attraverso questi strumenti che siamo noi. Lavoriamo con fede e speranza, diamoci agli altri con generosità, senza calcoli umani, mettendo Gesù Cristo al centro di ogni nostra attività". " Siamo efficaci di fronte alle necessità della Chiesa e del mondo - ha detto mons. Fernando Ocáriz - anche quando ci sembra che i frutti tardino a venire". Il prelato ha invitato i presenti a pregare per il Papa, "fondamento visibile della unità di fede della Chiesa".

La bellezza della vocazione cristiana

Più tardi, mons. Ocáriz ha partecipato a vari incontri con giovani universitari di diverse città italiane. Li ha invitati a curare la "bellezza della vocazione cristiana", che consiste "nell'identificarsi completamente con Gesù", compito "che non finisce mai". "Mettiamo Gesù al centro della nostra vita", ha consigliato il prelato ai giovani. Dio, che "ama ciascuno personalmente e in modo infinito" conta sulla "nostra libertà in tutto, in modo speciale nelle decisioni sull'indirizzo della nostra vita", ha aggiunto mons. Ocáriz. Si è parlato anche della vera felicità: "Non c'è sistema più sicuro per essere infelici che pensare a se stessi e alle proprie comodità; e per contro non c'è modo più sicuro per essere felici che essere generosi con gli altri, perché la vera felicità la dà l'amore, l'amore per Dio e per gli altri", ha sottolineato.

Ha poi dato dei consigli per fare in modo che l'orazione non sia un monologo: "Bisogna leggere il Vangelo e poi parlare con il Signore di quello che rappresenta per la tua vita: il Signore poi, anche se non ci parla all'orecchio, suscita nella sua Provvidenza delle idee che arrivano alla nostra mente, così Dio è veramente con noi".

A un ragazzo che studia a Shanghai e che cerca di superare le difficoltà per frequentare i Sacramenti e testimoniare la propria fede, ha detto che "Non devi sentirti mai solo, non solamente perché Dio è con te, ma perché tutta la Chiesa, tutti i Santi sono con te". E ha promesso che avrebbe pregato per lui perché "tutti abbiamo bisogno di tutti".

Il prelato ha incontrato inoltre diverse famiglie con le quali ha dialogato sulle molteplici sfide: l'educazione dei bambini, la cura degli anziani, il saper accompagnare da vicino le famiglie giovani, la fortezza con cui si devono affrontare le contrarietà e le sofferenze che possono darsi nelle famiglie.

la vera felicità la dà l'amore, l'amore per Dio e per gli altri

Nell'ultimo incontro della giornata il prelato ha invitato a considerare tutto quello che ci richiede impegno, sforzo, persino le contrarietà, come un dono di Dio; è quello che il Signore nel Vangelo di San Giovanni dice alla samaritana: "Se conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere". Dietro ogni avvenimento c'è il volto di Gesù.


23 agosto

Questa mattina il prelato ha celebrato nella parrocchia di San Gioachimo la Messa di esequie di Maria Dolores Jiménez, una delle prime persone dell'Opus Dei che ha iniziato il lavoro apostolico a Milano.

“Riflettiamo oggi sul mistero della vita e della morte di un figlio, di una figlia di Dio - ha detto nell'omelia -. Questa è la luce che, nonostante il nostro dolore, oggi splende gloriosa. E noi osiamo rivolgere al Signore anche un ringraziamento: grazie, Signore, perché nella vita di questa figlia Tua hai fatto brillare un raggio della Tua vita. Grazie, perché anche da questi momenti dolorosi di distacco impariamo come si vive davvero la vita su questa terra: non come tanti, che rincorrono un successo tanto effimero quanto superficiale, ma come chi ha profondamente inteso che Dio non si fa mai battere in generosità, e vale la pena spendere la propria esistenza donandola agli altri”.

Prima di partire per la casa di ritiri "Castello di Urio", vicina a Milano, il prelato ha potuto salutare alcune famiglie. "Mi ha ricordato - racconta Cristina che vive a La Spezia - che io non sono dell’Opera ma che io sono l’Opera nella mia città, nel mio quartiere, nella mia famiglia". Poi si è rivolto a tutti e ha chiesto di pregare molto per il Papa Francesco. “Il Papa sostiene un grande peso sulle sue spalle: ha problemi, difficoltà e situazioni complesse da risolvere in un clima a volte ostile alla Chiesa e di vera persecuzione, e conta molto sul nostro aiuto. Per questo motivo ogni volta chiede: “Prega per me!”. Lo chiede non come frase fatta, ma perché ne ha vero bisogno e perché la Chiesa non è solo responsabilità dei sacerdoti, ma di tutti e il Papa è il capo visibile della Chiesa”.

"Mi ha ricordato - racconta Cristina che vive a La Spezia - che io non sono dell’Opera ma che io sono l’Opera nella mia città, nel mio quartiere, nella mia famiglia"

Nel "Castello di Urio", il prelato ha incontrato alcune persone dell’Opus Dei che si trovavano lì per un periodo di formazione e riposo. Ha ricordato l’importanza della lettura frequente del Nuovo Testamento, iniziando dal Vangelo di San Matteo per arrivare all’Apocalisse: "Quando terminate, ricominciate di nuovo da San Matteo, perché avremo sempre luci nuove da scoprire anche se già conosciamo quei testi", ha detto.

l’importante è la gioventù dell’animo e questa la può dare solo l’amore

Mons. Fernando Ocáriz ha parlato dell'importanza della coerenza nella vita del cristiano: "Vivere il Vangelo nel compimento dei propri doveri trae sempre benefici di natura sociale. Vivere da cristiani in mezzo al mondo, questa sì che è una vera rivoluzione, senza violenze di alcun genere". Ha anche sottolineato l'importanza di ricevere formazione umana e cristiana, qualunque sia il livello culturale di ciascuno.

Ha detto inoltre che "un cristiano, una persona dell’Opus Dei, non deve sentirsi mai solo, anche se si trovasse in pieno deserto del Sahara, perché se vive unito a Cristo, sarà unito attraverso la comunione dei santi a tutti e in ogni luogo".

In un'altra delle riunioni di questa giornata, Gabriella, una delle prime persone dell'Opus Dei italiane, ha chiesto al prelato: “Che ci dice della vecchiaia?”. "Non esiste! - ha risposto mons. Ocáriz scherzando -: l’importante è la gioventù dell’animo e questa la può dare solo l’amore”. All'incontro partecipava anche Maria, la prima numeraria svizzera, che ha chiesto come comportarsi quando si vive con persone molto più giovani e si ha la sensazione che sempre ti dicono che cosa devi fare: "Quello che fai, fallo solo per amore. Non possiamo pensare di fare con gioia solo quello che ci piace; ma possiamo trovare la gioia nel fare anche quello che non ci piace o ci contraria, se lo facciamo per amore”.


21 e 22 agosto

Il prelato è arrivato a Milano nel tardo pomeriggio del 21 agosto e ha voluto subito andare a pregare nella camera ardente di Maria Dolores Jiménez, mancata poche ore prima dell'arrivo di mons. Fernando Ocáriz. Maria Dolores Jiménez è stata una delle prime fedeli dell'Opus Dei a iniziare il lavoro apostolico a Milano.

Il 22 mattina il prelato ha celebrato una Messa a cui hanno assistito le direttrici dell’Assessorato regionale dell'Opus Dei in Italia. Nell'omelia della festa di Santa Maria Regina ha ricordato che "la Madonna è la Regina del mondo e Regina dell’universo e ha sempre un ruolo di mediatrice, perché è lei a distribuire ogni bene dal cielo e, per quanto grandi possano essere le difficoltà in cui ci troviamo, abbiamo sempre al nostro fianco questa Regina".

Il prelato ha poi incontrato un numeroso gruppo di ragazze che ricevono formazione spirituale nei centri della Prelatura in alcune città del nord Italia. Eleonora, pasticcera ventottenne, ha chiesto a mons. Ocáriz consiglio per portare la fede agli amici che si sono allontanati. "Più che discutere o dibattere sul Signore - ha risposto -, l'unica cosa che conta è l'amicizia. Nell'amicizia reciproca si trasmette affetto e si condivide ciò che ciascuno ha dentro. Puoi dire per esempio a un'amica che dopo la confessione sei sempre molto felice... Se è vero!"

Trasformare la vita in un atto d'amore

Inoltre il prelato ha potuto salutare diverse famiglie che gli hanno trasmesso numerose intenzioni per cui pregare: in cambio ha chiesto loro di pregare per lui ed è tornato a raccomandare di vivere sempre una sincera amicizia anche tra famiglie.

In un altro incontro del pomeriggio il prelato ha ricordato alcune parole di san Josemaría in cui segnalava che un'eredità che lasciava ai fedeli dell'Opus Dei era "l’amore alla libertà e il buon umore”."Una persona che fa le cose per obbligo non può essere felice. La libertà di spirito è fare tutto per amore. Nei momenti in cui non ti senti libero, pensa a come reagire e cercare di cambiare tutto ciò che fai in un atto d'amore".

Una persona che fa le cose per obbligo non può essere felice. La libertà di spirito è fare tutto per amore

Quindi il prelato si è recato nella parrocchia di San Gioachimo, che l'arcidiocesi di Milano ha affidato da circa tre anni alla cura pastorale di sacerdoti dell'Opus Dei. Durante la visita il parroco don Marco Busca, si è intrattenuto sul fonte battesimale e le sue peculiari caratteristiche, dal momento che il rito ambrosiano - rito liturgico proprio della diocesi di Milano - prevede il Battesimo per "immersione".

Il prelato ha invitato le famiglie presenti a ringraziare Dio di poter servire la Chiesa in diversi modi, collaborando con la parrocchia. Inoltre ha ricordato loro di quanto ha bisogno il Santo Padre che ciascuno lo aiuti a sostenere il peso della Chiesa. Alla fine mons. Ocáriz ha chiesto di pregare per il cardinal Angelo Scola, e per il suo successore alla guida della Chiesa di Milano, monsignor Delpini.