Léon Tshilolo: “Grazie ad Harambee curiamo e diamo formazione alle giovani donne”

Una intervista a Léon Tshilolo, pediatra ed ematologo congolese, ci racconta la lotta contro AIDS, malaria, tubercolosi ed Ebola nell’ospedale di cui è direttore sanitario: il Monkole di Kinshasa. E di come è aiutato nel compito dal progetto Harambee Africa.

Cosa si sta facendo per contrastare le malattie che affliggono le zone in cui presta servizio l'ospedale di Monkole?

T: Stiamo seguendo al momento tutte le raccomandazioni dell'OMS. Ad esempio per l'AIDS stiamo seguendo la politica della diagnosi precoce. Si somministrano test a diverse categorie di persone che si prestano volontariamente, oltre a esami che si fanno a tutte le donne incinte. Come indica la politica internazionale di prevenzione della trasmissione dell'AIDS dalla madre al bambino. Per quanto riguarda la tubercolosi, essa è ancora molto frequente e responsabile della morte di molte persone. Tra l'altro ha un nesso con l'AIDS perché avendo molti pazienti affetti da questa malattia (la percentuale nel Congo è del 4%), questi sono anche suscettibili di sviluppare la tubercolosi con il rischio di trasmetterla agli altri pazienti. Le misure da prendere sono sempre quelle: diagnosi precoce e trattamento adeguato completo. Per quanto riguarda la malaria invece, essa rimane ancora la prima malattia mortale in molti paesi africani. La politica è quella di fare diagnosi precoci, facendo test che sono accessibili anche dove non c'è corrente elettrica, perché non richiedono un microscopio. Adesso ci sono dei test rapidi di diagnosi della malaria e i governi hanno messo a disposizione della popolazione dei farmaci più attivi contro il parassita della malaria. In quel campo direi che si ottiene un bel progresso anche con gli scambi di ricerca che abbiamo con alcuni partner del Nord del Mondo.

Il sistema sanitario locale è in grado di supportare tutte queste attività di prevenzione, diagnosi precoce ecc.?

T: No. Il budget del ministero della sanità è insufficiente per prendere in carico tutti i programmi di prevenzione e di cura di queste tre principali endemie e quindi c'è ancora grande bisogno di un appoggio finanziario da parte di istituzioni internazionali e da vari donatori.

Possiamo raccontare anche l'intervento dell'ospedale Monkole di Khinshasa che lei dirige? In tutta questa situazione che cosa fa l'ospedale, qual è la sua attività in una metropoli come quella in cui lei vive?

T: L'ospedale Monkole è situato nella parte semirurale di Kinshasa. Ha la caratteristica di poter offrire il suo modello, un modello di sviluppo di una struttura sanitaria che ha una visione incentrata sul malato e questo è il nostro contributo. Dal punto di vista della politica nazionale della presa in carico di queste epidemie, a Monkole seguiamo un migliaio di pazienti affetti da AIDS a cui diamo tutti i farmaci e somministriamo tutte le misure prescritte dall'OMS. Per quanto riguarda la malaria, a Monkole abbiamo la possibilità di sperimentare per la prima volta in Africa un laboratorio di sorveglianza epidemiologica delle malattie endemiche. Esso è stato concepito da un laboratorio francese che si chiama Kaplan, ed è stato utilizzato per la prima volta a Monkole. Noi lo utilizziamo attualmente per la sorveglianza della resistenza del parassita della malaria ai vari farmaci che circolano nel nostro Paese. E le faccio sapere inoltre che da questa esperienza è venuta fuori un'altra missione con questo laboratorio per la sorveglianza della epidemia di Ebola. E' stata controllata in Congo e adesso c'è una squadra di tecnici congolesi e francesi che sono andati in Sierra Leone e Guinea per utilizzare questo laboratorio mobile.

Ci può sintetizzare le attività di Harambee Africa International Onlus in Congo e a Kinshasa in particolare?

T: Harambee ha aiutato Monkole sin dalla canonizzazione di san Josemarìa Escrivà dando soprattutto un appoggio a quello che noi chiamiamo gli ambulatori medico-sociali. Sono centri di sanità uniti a un centro di formazione per giovani mamme e ragazze che possono imparare un mestiere, come cucire oppure cucinare, ecc. Questo programma di Harambee quest'anno ci permette di offrire alle mamme la possibilità di avere un follow-up completo durante la gravidanza fino alla nascita del bambino. Che gli permetterà di essere seguite almeno tre volte da una squadra di medici e infermieri e di fare anche un esame, che non è scontato poterlo fare con tutte le mamme incinte, ed è l'ecografia. Da noi si chiama anche videoecografia, perché la mamma può vedere per la prima volta il suo bambino mentre sta ancora nella sua pancia, questo è l'aiuto che ci dà Harambee.