Quarto mistero gaudioso. La presentazione di Gesù al tempio e la purificazione della Madonna

Lei, l'Immacolata, si sottomette alla Legge come se fosse impura. Imparerai anche tu a non essere sciocco e a compiere la Santa Legge di Dio nonostante tutti i sacrifici che richiede?

"Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore"(Lc. 2, 22-24).
Compiuto il tempo della purificazione della Madre, secondo la legge di Mosè, bisogna andare col Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore (Lc 2, 22).
E questa volta sarai tu, piccolo amico, a portare la gabbia delle tortore. Vedi? Lei l'Immacolata!- si sottomette alla Legge come se fosse impura.
Bambino mio, imparerai anche tu da questo esempio a non essere sciocco e a compiere la Santa Legge di Dio nonostante tutti i sacrifici che richiede?
Purificarsi! Noi due sì che abbiamo bisogno di purificazione! Espiare, per trovare aldilà dell'espiazione, l'Amore. Un amore che cauterizzi, che bruci le scorie della nostra anima, che sia fuoco che accende di fiamma divina la miseria del nostro cuore.
Un uomo giusto e timorato di Dio, che mosso dallo Spirito Santo è venuto al tempio - gli era stato rivelato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo - prende fra le braccia il Messia e dice: Ora, o Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto il Salvatore (Lc 2, 25-30).

(Santo Rosario, 4 mistero gaudioso)

La fede cattolica ha saputo riconoscere in Maria un segno privilegiato dell'amor di Dio: Dio ci chiama fin da ora suoi amici; la sua grazia opera in noi, ci rigenera dal peccato, ci dà la forza affinché, pur nella debolezza di chi è sempre polvere miserabile, possiamo riflettere in qualche modo il volto di Cristo. Non siamo dei naufraghi cui Dio ha promesso la salvezza: la salvezza opera già in noi. Di fronte a Dio non siamo come ciechi che aspirano alla luce e tuttavia gemono fra le angustie dell'oscurità: siamo figli che sanno di essere amati dal loro Padre.

(E’ Gesù che passa, 142)

Ma l'esperienza del peccato non ci deve far dubitare della nostra missione. Certamente, i nostri peccati possono rendere difficile agli altri riconoscere Cristo in noi; dobbiamo quindi affrontare coraggiosamente le nostre miserie personali, cercare di purificarci, sapendo che Dio non ci ha promesso la vittoria assoluta sul male in questa vita, ma ci chiede lotta. Sufficit tibi gratia mea (2 Cor, 12,9), ti basta la mia grazia, rispose Dio a Paolo che gli chiedeva di essere liberato dalla prova che lo umiliava.

(E’ Gesù che passa, 114)

Maria, Madre nostra, auxilium christianorum, refugium peccatorum, intercedi presso tuo Figlio affinché ci invii lo Spirito Santo. Egli risveglierà nel nostro cuore la decisione di camminare con passo fermo e sicuro, e ci farà sentire nell'intimo dell'anima quell'invito che riempì di pace il martirio di uno dei primi cristiani: Veni ad Patrem, vieni, torna dal Padre, Egli ti aspetta.

(E’ Gesù che passa, 66)

La vocazione cristiana è vocazione di sacrificio, di penitenza, di espiazione. Dobbiamo riparare per i nostri peccati — Dio sa quante volte abbiamo distolto lo sguardo da Lui per non vederlo! — e per tutti i peccati degli uomini. Dobbiamo ricalcare da presso le orme di Cristo: Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, l'abnegazione di Cristo, il suo annientamento sulla Croce, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo (2 Cor 4, 10). Il nostro è un cammino di immolazione che conduce a trovare, nella rinuncia, il gaudium cum pace, la gioia e la pace.

(E’ Gesù che passa, 9)