Riguardo a una vignetta su “Studi Cattolici”

Comunicato dell’Ufficio Informazioni dell’Opus Dei di Roma a seguito della pubblicazione di una vignetta sulla rivista “Studi Cattolici”.

Non mi sorprende che la vignetta pubblicata dalla rivista Studi Cattolici abbia potuto offendere i credenti musulmani e abbia sorpreso i giornalisti e molte altre persone: scherzare sul racconto di Dante che pone Maometto all'Inferno mi sembra sia un monumentale errore. Una cosa è apprezzare la poesia di Dante, e fare una valutazione letteraria di ciò che scrive nella Divina Commedia; cosa ben diversa è scherzare su quella scena, in questo momento, su di una rivista cattolica.

La notizia di questa vignetta si inquadra in una serie di episodi penosi degli ultimi mesi, cominciati dalle caricature inizialmente apparse in Danimarca. Questi episodi hanno assunto un aspetto di provocazione, anche se naturalmente non giustificano alcuna reazione violenta: la violenza è sempre più grave della burla. È accaduto tuttavia che il dibattito relativo abbia posto sul tappeto la questione dei limiti della libertà di espressione e la sua compatibilità con il rispetto dovuto alle credenze religiose.

Inoltre, questa vignetta si inserisce in un altro dibattito di attualità, sorto a proposito del ritratto falso e ingiusto della fede cristiana contenuto nel Codice da Vinci. Da vari mesi, molti, cattolici e altri cristiani, hanno chiesto rispetto, rivolgendosi alle imprese che hanno pubblicato il romanzo e stanno per lanciare il film. Il problema era, insomma, come rendere compatibile la libertà di espressione, la libertà del mercato e il rispetto delle credenze.

Anche questo Ufficio Informazioni ha preso parte attiva alla discussione sul Codice da Vinci, con dichiarazioni e interviste, nelle quali abbiamo cercato di manifestare il massimo rispetto verso gli interlocutori: cioè abbiamo cercato di avere verso gli altri lo stesso atteggiamento che chiediamo verso noi stessi. Pretendere rispetto per se stessi senza manifestarlo verso gli altri sarebbe incoerente, e probabilmente una forma di ipocrisia.

È noto a tutti che la Prelatura non ha alcuna responsabilità sulla rivista Studi Cattolici; tuttavia alcune persone che vi lavorano fanno parte dell'Opus Dei. La presenza nella rivista di alcuni fedeli della Prelatura ha destato perplessità, e a ragione. Anche perché è noto che con l’Opus Dei cooperano musulmani e persone di differenti confessioni religiose. Il nostro Ufficio sta ricevendo, a seguito di tutto questo, molte domande di persone che esprimono forti perplessità.

I responsabili della rivista hanno già dichiarato che non avevano nessuna intenzione di offendere e hanno chiesto scusa pubblicamente per l’offesa arrecata.

Inoltre, come rappresentante di questo Ufficio Informazioni, e nella linea di ciò che stiamo dichiarando da mesi, sento il dovere di unirmi a questa richiesta di perdono.

Quando giunge il momento dell'errore, dell'offesa involontaria ma reale, è necessario riconoscere l'errore e chiedere scusa. Sbagliarsi è umano, correggersi è cristiano, diceva spesso il Fondatore dell'Opus Dei. Magari, tutti noi, fedeli dell’Opus Dei, sapessimo esprimere con le opere gli ideali che portiamo nel cuore, e che abbiamo rivissuto in questi giorni, commemorando i misteri centrali della nostra fede, e che Benedetto XVI ha ricordato oggi, nel discorso della mattina di Pasqua. 

 

Manuel Sánchez Hurtado