Senza un tetto ma con molta fede

Jorge (34 anni) è uno dei molti giovani che la crisi economica ha messo sulla strada. La ditta che fabbricava mobili per la cucina, nella quale lavorava, ha chiuso i battenti ed egli è rimasto senza risorse. In poco tempo non ha avuto neppure i soldi per pagare l’affitto della casa in cui viveva e si è visto costretto a mendicare.

Qui è dove George dormiva fino a poco tempo fa.

Dato che era solo e non aveva nessun parente che lo sostenesse, ha deciso di abbandonare una delle grandi città-dormitorio nei sobborghi di Madrid e di trasferirsi in città. Prima è andato a dormire sotto i portici della Plaza Mayor, ma la prima notte, mentre dormiva, gli hanno rubato quel poco che aveva (biancheria, scarpe, cibo, ecc.). Il giorno dopo ha deciso di cambiare posto e ha scelto una strada del quartiere di Salamanca, nei pressi di un centro dell’Opera. La sua nuova “abitazione” era ora in un piccolo porticato che fungeva da ingresso a un lussuoso negozio di moda. Ogni sera si metteva con un sacco a pelo dentro una grande scatola di cartone.

Poche ore dopo aver stabilito la sua nuova dimora, Jorge ha cominciato a essere famoso nel quartiere. Molta gente (imprenditori, pensionati, impiegati degli uffici della zona) si sono interessati alla sua situazione. Jorge sorrideva, li ringraziava perché lo stavano a sentire e chiedeva loro qualche soldo per poter stampare il suo curriculum vitae. “ Se una cosa ho ben chiara – mi ha detto quando ci siamo conosciuti – è che lotterò per uscire da questa situazione”.

Jorge sorrideva, li ringraziava perché lo stavano a sentire e chiedeva loro qualche soldo per poter stampare il suo curriculum vitae.

Poco prima della vigilia di Natale, io e un gruppo di giovani del vicino centro dell’Opus Dei siamo andati a trovarlo e lo abbiamo invitato a fare colazione in un bar lì accanto. Prima di venire con noi ha nascosto il suo zaino in un cassonetto della spazzatura vuoto per evitare nuovi furti...

Una volta seduti al bar, ci siamo presentati e ci ha cominciato a raccontare una quantità di aneddoti. “Non lo crederete, ma una famiglia mi ha invitato a casa loro per il cenone di Natale!”, ci racconta con un sorriso da orecchio a orecchio. Ci ha anche detto che la gente si meraviglia nel vedere che “sono un tipo normale, che sono pulito (tutte le mattine vado a farmi la doccia in un bagno pubblico), che non sono drogato, che non bevo, ecc.”.

E continua: “In poco più di un mese un tipo mi ha offerto di fare insieme una ditta per pulire le motociclette, un altro mi ha regalato un paio di scarpette sportive, una signora mi porta la colazione e la lascia sopra lo scatolone..., sono veramente molto grato”.

La cosa più strana è che Jorge è diventato anche un grande ascoltatore. “Da quando sono arrivato in questo quartiere, molta gente mi si avvicina e mi racconta i suoi problemi; io cerco di aiutarli con il mio consiglio, con il mio incoraggiamento, che non so se è quello giusto ma è quello che farei io”.

“Conoscete un prete da queste parti?

Rapidamente passiamo dall’umano al divino con grande naturalezza. Gli raccontiamo che frequentiamo un centro dell’Opus Dei e, dopo aver riconosciuto che “un po’ ne ho sentito parlare, ma farò altre ricerche”, ci dice che “pur essendo battezzato e avendo fede, è da tempo che non faccio nulla e credo che sia arrivato il momento buono”. Restiamo tutti in silenzio. E lui continua. “Io ho avuto una formazione cristiana, ma ho perduto molto tempo in sciocchezze, e alla fine sono rimasto senza niente... Spendevo i soldi in orologi di marca, per la verità vivevo molto bene. Alla fine, tutti gli amici di allora sono scomparsi”.

Al momento dei saluti, ci dice che quello di cui aveva davvero bisogno era confessarsi e ricominciare.

Al momento dei saluti, ci dice che quello di cui aveva davvero bisogno era confessarsi e ricominciare. “Conoscete un prete da queste parti?”. Quella stessa settimana uno di noi lo ha accompagnato a confessarsi dopo averlo aiutato a prepararsi. All’uscita dalla chiesa era felice e molto grato. Gli ho detto che si era tolto un grosso peso e mi ha risposto: “Mi sono tolto un peso di 25 anni”.

Passato il Natale, continuava a stare nello stesso posto ma con più ottimismo di prima. Gli ho dato una breve biografia di san Josemaría e, dopo averla letta, mi ha detto: “Questo prete sì che ha dovuto sopportare vere contrarietà”. Era rimasto impressionato dalla vita di nostro Padre. Sorridendo, ha aggiunto: “Naturalmente ho già preso le mie informazioni e mi hanno detto che le cose dell’Opus Dei sono cose buone”.

Gli ho dato una breve biografia di san Josemaría e, dopo averla letta, mi ha detto: “Questo prete sì che ha dovuto sopportare vere contrarietà”.

Soltanto due settimane dopo mi ha detto che un’altra persona dell’Opera (un soprannumerario che lavora in zona) gli aveva suggerito di inviare il curriculum a una ditta chiedendo un colloquio per un posto disponibile. “Incredibile! Mi hanno preso tra 50 candidati e comincio a lavorare lunedì prossimo”. Si tratta di un lavoro notturno, ben rimunerato, in un grande magazzino nei pressi di Alcalá de Henares.

“Incredibile! Mi hanno preso tra 50 candidati e comincio a lavorare lunedì prossimo”.

Però non voleva abbandonare il quartiere senza un saluto, e a tutte le persone del luogo e agli amici che abitualmente si fermavano ha comunicato la notizia. Tutti lo abbracciavano e si congratulavano. Ha lasciato un cartoncino con una toccante frase di ringraziamento a tutti coloro che lo avevano aiutato.

Una settimana dopo ci siamo rivisti per prendere un caffè a “El Escondite”; così si chiama un noto bar della via in cui vivo. Ma per Jorge “el escondite” (il nascondiglio) era proprio il luogo dove dormiva quando stava per la strada. E lì andò ad aspettarmi. Rivedendolo, molte persone gli si avvicinarono, preoccupate, temendo che avesse perduto il posto di lavoro... Quando andai a cercarlo, ho dovuto spiegare a tutti che avevamo un appuntamento al bar; così ci siamo fatti una bella risata per l’equivoco.

Durante la nostra chiacchierata di quel giorno mi ha detto “spero appena possibile di poter aiutare tutti quelli che si trovano nelle mie stesse condizioni, senza niente e nessuno al quale rivolgersi”. Vuole anche continuare a crescere nella vita cristiana e ha cominciato ad andare a Messa.

Durante la nostra chiacchierata di quel giorno mi ha detto “spero appena possibile di poter aiutare tutti quelli che si trovano nelle mie stesse condizioni, senza niente e nessuno al quale rivolgersi”.

“Finché non prenderò la mia prima paga non potrò andare in un appartamento”

Quando ancora non si era conclusa questa storia, ho conosciuto Sergio (27 anni) che chiedeva l’elemosina alla porta di una nota chiesa dello stesso quartiere. Mi ha detto di essere orfano. I suoi genitori erano morti in un incidente d’auto quando lui era bambino. Un’estate, tornando dalle vacanze, era ritornato al lavoro in un’impresa immobiliare dove lavorava come capo squadra; però gli era caduto il mondo addosso quando si era accorto che gli uffici della sua ditta erano chiusi a quattro mandate. Il portiere non poté fare altro che dirgli: “Hanno portato via tutto e sono scomparsi”.

Rimasto senza soldi, s’era visto costretto ad andare a dormire nei giardinetti di una piazza di Madrid. Prima era andato a dormire su una panca, ma era stato molestato e aveva preferito cambiare zona. Alcuni amici che vivono in zona gli concedono l’uso del bagno per farsi la doccia ogni mattina. Grazie alle associazioni di carità e all’aiuto dei parrocchiani che vanno a messa “ho ottenuto una quantità di roba impressionante – dice sorridendo –, anche se molte cose non sono della mia misura e le restituirò”.

Un pomeriggio, accompagnato da un cooperatore dell’Opera, sono andato a fare merenda con Sergio. Mi ha raccontato molti aneddoti riguardanti la vita di strada: “Prima di andare a finire per la strada non avevo mai mangiato il famoso prosciutto di Guijuelo; ma da quando sto alla porta di una chiesa ogni giorno una signora mi porta un panino con questo delizioso prodotto... Le ho anche detto che può portarmelo con il formaggio, che è più a buon mercato...”.

Come Jorge, Sergio vuole riprendere la sua vita da cristiano. Mi dice che da quando sta alla porta di una chiesa si sente accompagnato dalla Madonna e non cambierà posto.

Però la mendicità gli ha fatto vivere anche dei brutti momenti. Racconta: “Un giorno una signora mi ha sputato addosso, dicendomi che ero un drogato come tutti i giovani. Le ho detto che non era vero e che glielo avrei dimostrato con un prodotto che vendono in farmacia; ma che se l’esito era negativo, avrebbe pagato lei il prodotto. E lo ha pagato lei”.

Dopo aver mandato centinaia di curriculum mi dice che ha fatto diversi colloqui di lavoro e alla fine lo hanno assunto in una ditta ed è felice. “Il direttore mi ha detto che mi vede un poco affaticato e mi domanda se dormo bene!. Naturalmente non sanno nulla, mai io finché non prenderò la mia prima paga non potrò andare in un appartamento”.

Come Jorge, Sergio vuole riprendere la sua vita da cristiano. Mi dice che da quando sta alla porta di una chiesa si sente accompagnato dalla Madonna e non cambierà posto. Già pensa al giorno in cui potrà sposarsi in chiesa con la sua fidanzata. Spero di poter conservare questa amicizia e di potergli dare dei consigli nel prepararlo a quel grande giorno.