Verso il Paradiso con san Josemaría

Arriva in libreria l’edizione Oscar Mondadori del libro di Pippo Corigliano "Preferisco il Paradiso", in cui viene tracciato un itinerario intellettuale e spirituale che ha come meta il Paradiso. Le considerazioni e i consigli raccolti riflettono in gran parte gli insegnamenti di san Josemaría Escrivá. Il libro, uscito nell’ottobre 2010, ha avuto sei edizioni in hard cover ed ora appare in edizione Oscar.

Pippo Corigliano, senza abbandonare il senso dell’umorismo, attraversa la Sacra Scrittura e tratteggia uno schizzo del Paradiso che ci attende. Soltanto uno schizzo perché, osserva Corigliano, l’unico mortale che davvero in Paradiso c’è stato è stato San Paolo che ha visto cose che definisce indicibili…e quindi non ce le ha dette. E così dobbiamo accontentarci dei frammenti e delle immagini che l’Antico e il Nuovo Testamento ci hanno trasmesso.

Ma non si tratta soltanto di credere che la vita eterna c’è, occorre anche arrivarci bene. E qui Corigliano si avvale soprattutto dell’esperienza spirituale di san Josemaría Escrivá, il santo dell’ordinario, come lo qualificò Giovanni Paolo II. Attraverso i consigli appresi da questo santo sacerdote, Corigliano traccia un itinerario di cristianesimo vivibile nella vita di tutti i giorni, riempiendo di amore straordinario la vita ordinaria.

Pippo Corigliano non scrive un trattato, trasmette una sua ricerca personale cercando di non appesantire la lettura. “Se quanto dico risultasse noioso avrei sbagliato obiettivo. Questo libretto dovrebbe avvicinarci a Dio e quindi dovrebbe essere gradevole. Dio non è solo creatore, è anche creativo. Dio è un artista e le opere d’arte non stancano né annoiano. Se il Signore non annoia non si capisce perché devono essere noiosi quelli che parlano di Lui. Se sono noiosi è perché ne sanno poco. Perciò i santi erano affascinanti: avevano dimestichezza con Lui, vivevano con Lui.”

E’ un libro necessario perché, come ha detto Benedetto XVI: “Noi oggi abbiamo spesso un po' paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il Cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma non osiamo dire che la sua meta è la vita eterna e che da tale meta vengono poi i criteri della vita. Dobbiamo capire di nuovo che il Cristianesimo rimane un «frammento» se non pensiamo a questa meta … e dobbiamo di nuovo riconoscere che solo nella grande prospettiva della vita eterna il Cristianesimo rivela tutto il senso. Dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c'è, è la vera vita e da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo.”

Alla fine della lettura si arriva a conclusioni solide, come quelle enunciate da san Josemaría: “No, noi non moriamo! Cambiamo semplicemente casa. Questa è la speranza che arride, per mezzo della fede e dell’amore… una speranza che è certezza. Non si tratta d’altro che di un arrivederci. Noi dovremmo morire salutando così: “arrivederci!”. Dio non agisce come un cacciatore in attesa della più piccola negligenza della preda per colpirla. Dio è come un giardiniere che cura i fiori, li irriga, li protegge; li coglie soltanto quando sono più belli e rigogliosi. Dio prende con sé le anime quando sono mature.”.