L’Ascensione del Signore

Che lezione straordinaria in ciascuno degli insegnamenti del Nuovo Testamento! — Dopo che il Maestro, nell’ascendere alla destra di Dio Padre, ha detto loro: «Andate e predicate a tutte le genti», i discepoli sono stati pervasi da un senso di pace. Ma hanno ancora dei dubbi: non sanno che fare, e si riuniscono con Maria, Regina degli Apostoli, per trasformarsi in zelanti banditori della Verità che salverà il mondo. (Solco, 232)

Poi li condusse fuori (i discepoli) verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Lc 24, 50-53
TESTI DI SAN JOSEMARÍA:

La festa dell'Ascensione del Signore ci suggerisce anche un'altra realtà: quel Cristo che ci incoraggia a lavorare nel mondo, ci attende nel Cielo. In altre parole: la vita sulla terra, che pure amiamo, non rappresenta il compimento, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura (Eb 13, 14), la città eterna.

Cerchiamo tuttavia di non restringere la parola di Dio entro orizzonti angusti. Il Signore non ci vuole infelici nel cammino, come se la consolazione ci attendesse soltanto nell'aldilà. Dio ci vuole felici anche qui, ma anelando il definitivo compimento di quell'altra felicità, che solo Lui può colmare totalmente.

Su questa terra, la contemplazione delle realtà soprannaturali, l'azione della grazia nelle nostre anime, l'amore al prossimo come frutto saporito dell'amore a Dio, comportano già un anticipo del Cielo, un inizio destinato a crescere giorno per giorno. Noi cristiani non conduciamo una doppia vita; manteniamo un'unità di vita coerente, semplice e forte, nella quale si fondono e si compenetrano tutte le nostre azioni.

Cristo ci attende. Viviamo già come cittadini del cielo (Fil 3, 20), pur essendo cittadini della terra, tra difficoltà, ingiustizie, incomprensioni, ma anche nella gioia e nella serenità di saperci figli diletti di Dio. Perseveriamo nel servizio del nostro Dio, e vedremo come cresce in numero e in santità questo esercito cristiano di pace, questo popolo di corredenzione. Cerchiamo di essere anime contemplative, vivendo un dialogo continuo con il Signore, trattandolo a tutte le ore: dal primo pensiero del giorno all'ultimo della notte, ponendo costantemente il nostro cuore in Gesù nostro Signore, giungendo a Lui attraverso la Madonna, nostra Madre, e, per Lui, giungendo al Padre e allo Spirito Santo.

Se, malgrado tutto, l'ascesa di Gesù in Cielo ci lascia nell'anima un residuo amaro di tristezza, rivolgiamoci a sua Madre, come già gli Apostoli: Allora ritornarono a Gerusalemme... e perseveravano unanimi nella preghiera con Maria, la Madre di Gesù (At 1, 12-14).

E' Gesù che passa, n. 126

Ora il Maestro istruisce i suoi discepoli: ha aperto la loro intelligenza perché intendano le Scritture e li chiama testimoni della sua vita e dei suoi miracoli, della sua Passione e Morte, della gloria della sua Risurrezione (Lc 24, 45 e 48).

Poi li conduce verso Betania, alza le mani e li benedice, mentre si stacca da loro e ascende al cielo (Lc 24, 51), finché una nube lo nasconde (At 1, 9).

Gesù è andato al Padre. - Due Angeli in bianche vesti si avvicinano a noi e ci dicono: Uomini di Galilea, perché restate a guardare il cielo? (At 1, 11).

Pietro e gli altri tornano a Gerusalemme cum gaudio magno - con grande gioia (Lc 24, 52). - E' giusto che la Santa Umanità di Cristo riceva l'omaggio, la lode e l'adorazione di tutte le gerarchie degli Angeli e di tutte le schiere dei beati del Cielo.

Ma tu e io ci sentiamo orfani: siamo tristi e andiamo a consolarci da Maria.

Il Santo Rosario, 2° mistero glorioso

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